Materie prime e allevamenti: alcune perplessità di questo primo semestre 2021

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Materie prime e allevamenti

Da oltre 10 mesi i prezzi delle materie prime – in particolare quelle alimentari – stanno aumentando ininterrottamente. Ciò mette a dura prova la sostenibilità economica degli allevamenti e di tutto il mondo agroalimentare nazionale.

Tra i prodotti che hanno subito gli aumenti più preoccupanti spiccano quelli “per l’alimentazione animale” (+6,6%) e, tra questi, quelli “per gli animali da allevamento” (+7,5%). Da ottobre 2020 a maggio 2021, i prezzi di orzo, mais, soia e altre materie sono aumentate fino al 50%.

Sugli aumenti hanno inciso, seppur in modo indiretto, le quotazioni del petrolio, come anche la lievitazione dei costi dei noli e dei container, rispettivamente triplicati e sestuplicati rispetto al 2020.

Tali variazioni sono ricadute sulle spalle dell’industria alimentare ma presto potrebbero abbattersi sui prodotti finiti e quindi sui consumatori.

Per Assocarni e Uniceb è urgente attuare un confronto costruttivo con la Gdo (grande distribuzione organizzata) sulla situazione del comparto zootecnico nazionale.

Anche Coop Italia e Federdistribuzione, le due organizzazioni che rappresentano e tutelano le aziende nazionali di allevamento, macellazione e trasformazione delle carni, hanno ufficialmente chiesto un confronto col settore della Grande Distribuzione: la situazione, almeno per il momento, è completamente sulle spalle dell’industria.

Dopo avere assicurato le forniture ai mercati in un anno complicato come il 2020, le imprese non riescono ancora a godere di una vera ripresa. Per questo, in molti comparti la preoccupazione inizia a farsi sentire.

Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, sostiene che l’aumento dei prezzi sugli scaffali dei supermercati potrebbe concretizzarsi ben presto. A tale timore fa eco l’opinione del presidente di Assocarni, Luigi Scordamaglia: se la situazione dovesse restare invariata, per gli allevatori verranno a mancare le premesse necessarie a svolgere il proprio lavoro e ciò sarebbe disastroso per la produzione nazionale.

Credits: Giovanna Catanzaro

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