Col termine ‘ecosistema’ si indica l’insieme di organismi viventi e sostanze non viventi presenti in un’area delimitata.
Ogni ecosistema – come può esserlo un oceano, una palude, una prateria, un bosco e una foresta – comprende diversi tipi di vita. Una distesa erbosa, ad esempio, contiene molto più della sola erba: in superficie vi sono piante, mammiferi, insetti e vermi; nel sottosuolo, tanti altri piccoli esseri viventi.
Al suo interno, ogni essere vivente (come piante e animali) e ogni sostanza non vivente (come l’acqua, le rocce, il terreno e la sabbia) gioca un ruolo importante.
Gli esseri viventi possono essere produttori, consumatori o decompositori. Le piante appartengono alla prima categoria, in quanto producono il proprio cibo attraverso la fotosintesi. Gli animali sono consumatori. I batteri e altri microrganismi fungono da decompositori: scompongono materiali di scarto e tessuti morti di piante e animali, e trasformano le sostanze nutrienti in terreno dove nascono nuovamente altre piante.
Tutto dipende da una reciproca dipendenza ed è strettamente connesso alla maggiore fonte di energia – e quindi di calore – che è il sole.
Il benessere di un ecosistema dipende dal delicato equilibrio tra tutti gli elementi che lo compongono e l’ambiente. Per questo, cambiamenti climatici, disastri naturali e attività umane (come inquinamento e disboscamento) possono comprometterlo gravemente.
Non va trascurato l’effetto delle specie aliene invasive. Per questo è stato istituito l’EICAT, ovvero un metodo per classificare l’impatto che le specie aliene hanno su un ecosistema e per valutare eventuali modalità di intervento.
In Italia se ne contano diverse, tra cui il Punteruolo rosso della palma e la Vespa velutina, ovvero un calabrone originario del sud-est asiatico che ha causato danni agli alveari della Liguria, del Veneto e dell’Emilia. La Vespa Velutina rappresenta una grave minaccia per i nostri ecosistemi perché è un predatore che va a caccia di api e di altri insetti impollinatori ma, a sua volta, non viene predata.
Il settore agricolo di alcune zone dello stivale ha risentito della voracità delle nutrie. Importate in Italia negli anni ’20 e liberate imprudentemente nell’ambiente, hanno causato danni a diverse colture, tra cui barbabietole da zucchero, mais e patate.
Credits: Giovanna Catanzaro