La Giornata mondiale della biodiversità (International Day for Biological Diversity) ricorre ogni 22 maggio dall’anno 2000.
La necessità di stabilire un giorno per porre l’attenzione su questa tematica non suonerà nuova, né tantomeno strana. Ma perché se ne parla così tanto e perché è importante capire il ruolo che la biodiversità gioca nella sopravvivenza della specie umana?
Come suggerisce il termine, con ‘biodiversità’ si intende la ‘diversità della vita’, ovvero la varietà di organismi che popolano il pianeta Terra. Tra queste vanno considerate sia le specie di cui si nutre il genere umano, sia quelle di cui si nutrono gli organismi animali e che contribuiscono alla fertilità del suolo e alla purificazione di acqua e aria (come le api e altri impollinatori, i lombrichi, le mangrovie e le alghe).
In un ecosistema caratterizzato da una forte biodiversità, la scomparsa di una sola specie non necessariamente porta a gravi danni.
Tuttavia per alcuni habitat vale il contrario. Basti pensare alla barriera corallina: migliaia di specie di pesci, molluschi e crostacei, ritrovano nel corallo gli elementi essenziali per la propria sopravvivenza. È facile immaginare le conseguenze dell’indebolimento o della distruzione del corallo a causa di tecniche di pesca distruttive, inquinamento e acidificazione degli oceani.
Se da una specie possono dipenderne tante altre, è facile capire come anche tra le specie coltivate sia importante preservare la biodiversità. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) segnala il dato per cui la produzione mondiale ne sfrutta pochissime. E ciò nonostante esistano migliaia di piante e animali commestibili.
La scelta di utilizzare specie uniformi di piante e di animali ad alto rendimento – tipica dell’agricoltura moderna – va evidentemente contro la preservazione della biodiversità e questo rende la produzione di cibo più vulnerabile ad avversità di vario tipo.
Inoltre, la biodiversità espressa attraverso le colture diversificate potrebbe ostacolare il problema dell’inedia tra le popolazioni povere e garantire una dieta diversificata a quelle comunità che hanno scarso accesso ai mercati.
Credits: Giovanna Catanzaro